Gregorio XIII è il papa che nel 1582 attuò la riforma che introdusse il calendario che utilizziamo attualmente, quello con i dodici mesi, gli anni bisestili, eccetera. E i tornei dell’RTP, ovviamente, si svolgono durante questi mesi, alle date che vengono comunicate di volta in volta. Tuttavia, in un certo senso il calendario RTP è indipendente da quello gregoriano, nel senso che non c’è corrispondenza tra un determinato torneo e il periodo in cui si svolge: Amleton 8 potrebbe essersi giocato a marzo, ad esempio, Amleton 9 a febbraio e Amleton 12 a novembre, e così via. Nell’RTP, piuttosto che di anni, si parla di cicli.
Un ciclo è costituito da 6 tornei: Maraglian Open, Mura di Montecarlo, Roland Gallet, Amleton, Indian Rellas e Pulch Open (tra non molto, se l’incaricato si dà da fare, dovrebbe veder la luce un articolo che spiega l’origine dei nomi dei tornei). Alla termine di un ciclo si ricomincia d’accapo, con quello successivo: i cicli sono numerati in ordine progressivo, così che ad esempio dopo il Pulch Open 18 (che chiude il ciclo) si giocherà il Maraglian Open 19 (il primo del ciclo successivo).
Anche il calendario RTP ha avuto la sua piccola “riforma”; inizialmente i tornei erano quattro: i due tornei minori (Mura di Montecarlo e Indian Rellas) sono stati introdotti solamente a partire dal ciclo 5. Dopo il Maraglian Open 5 si è quindi inserito, un po’ a sorpresa, il Mura di Montecarlo 5, che si è pertanto meritato la menzione nel titolo di questo articolo. Ogni torneo dura (ok: dovrebbe durare, se non ci fossero ritardi) circa 45 giorni: una settimana per ogni turno, a partire dai sedicesimi e fino alle finali.
Questa, in sintesi, la storia e la struttura del calendario tennistico dell’RTP. Ora tornate pure al vostro ombrellone: che siate tradizionali osservatori del calendario gregoriano o fedeli seguaci dei ritmi dell’RTP, agosto rappresenta per entrambi il mese della pausa e del riposo.